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Genesi
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(Testo CEI74)

31
Fuga di Giacobbe

Ma Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: «Giacobbe si è preso quanto era di nostro padre e con quanto era di nostro padre si è fatta tutta questa fortuna». Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che non era più verso di lui come prima. Il Signore disse a Giacobbe: «Torna al paese dei tuoi padri, nella tua patria e io sarò con te». Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge e disse loro: «Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; eppure il Dio di mio padre è stato con me. Voi stesse sapete che io ho servito vostro padre con tutte le forze, mentre vostro padre si è beffato di me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. Se egli diceva: Le bestie punteggiate saranno il tuo salario, tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se diceva: Le bestie striate saranno il tuo salario, allora tutto il gregge figliava bestie striate. Così Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me. Una volta, quando il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati. L'angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe! Risposi: Eccomi. Riprese: Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto quanto Làbano ti fa. Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua patria!». Rachele e Lia gli risposero: «Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre? Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro danaro? Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fà pure quanto Dio ti ha detto».

Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistati, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nel paese di Canaan. Làbano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre. Giacobbe eluse l'attenzione di Làbano l'Arameo, non avvertendolo che stava per fuggire; così potè andarsene con tutti i suoi averi. Si alzò dunque, passò il fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad.

Labano insegue Giacobbe

Al terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. Ma Dio venne da Làbano l'Arameo in un sogno notturno e gli disse: «Bada di non dir niente a Giacobbe, proprio nulla!». Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra! Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di timpani e di cetre! E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo hai agito in modo insensato. Sarebbe in mio potere di farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male! Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché mi hai rubato i miei dei?». Giacobbe rispose a Làbano e disse: «Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dei, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti riscontra quanto vi può essere di tuo presso di me e prendilo». Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele. Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. Essa parlò al padre: «Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne». Làbano cercò dunque il tutta la tenda e non trovò gli idoli.

Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: «Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti sia messo a inseguirmi? Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che hai trovato di tutte le robe di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti e siano essi giudici tra noi due. Vent'anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e i montoni del tuo gregge non ho mai mangiato. Nessuna bestia sbranata ti ho portato: io ne compensavo il danno e tu reclamavi da me ciò che veniva rubato di giorno e ciò che veniva rubato di notte. Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo e il sonno fuggiva dai miei occhi. Vent'anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. Se non fosse stato con me il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro».

Accordo tra Giacobbe e Labano

Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: «Queste figlie sono mie figlie e questi figli sono miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che esse hanno messi al mondo? Ebbene, vieni, concludiamo un'alleanza io e te e ci sia un testimonio tra me e te». Giacobbe prese una pietra e la eresse come una stele. Poi disse ai suoi parenti: «Raccogliete pietre», e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio. Poi mangiarono là su quel mucchio. Làbano lo chiamò Iegar-Saaduta, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed. Làbano disse: «Questo mucchio sia oggi un testimonio tra me e te»; per questo lo chiamò Gal-Ed e anche Mizpa, perché disse: «Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro. Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, non un uomo sarà con noi, ma bada, Dio sarà testimonio tra me e te». Soggiunse Làbano a Giacobbe: «Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretta tra me e te. Questo mucchio è testimonio e questa stele è testimonio che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte per fare il male. Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi». Giacobbe giurò per il Terrore di suo padre Isacco. Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle montagne.

(Testo TILC)

31
Giacobbe fugge da Labano

Giacobbe venne a sapere che i figli di Labano dicevano: 'Giacobbe si è preso tutto quel che era di nostro padre. Infatti con quello che era suo si è procurata tutta questa ricchezza'. Egli osservava il volto di Labano e si accorse che non era più quello di prima verso di lui.
Il Signore disse a Giacobbe: 'Ritorna a casa di tuo padre, al tuo paese natio, e io sarò con te'.
Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia e le fece venire in campagna, dove c'era il suo gregge. Disse loro:
- Ho notato che vostro padre non ha più verso di me l'atteggiamento di un tempo, ma il Dio di mio padre mi ha protetto. Voi sapete bene che ho servito vostro padre con tutte le mie forze. Però lui mi ha ingannato: ha cambiato dieci volte la mia paga, ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. Se egli diceva: 'Il bestiame punteggiato costituirà la tua paga', tutto il gregge partoriva bestiame punteggiato. Se invece diceva: 'Il bestiame striato costituirà la tua paga', tutto il gregge partoriva bestiame striato. Così Dio ha tolto il bestiame a vostro padre e lo ha dato a me. Anzi, al tempo in cui il bestiame si accoppia, feci un sogno: alzai gli occhi e vidi che i maschi che stavano per accoppiarsi erano striati, punteggiati e chiazzati. Sempre in sogno I'angelo di Dio mi chiamò: 'Giacobbe!', disse, e io risposi: 'Eccomi!'. Ed egli: 'Alza gli occhi e osserva: tutti i maschi del bestiame che stanno per accoppiarsi sono striati, punteggiati e chiazzati, perché io ho visto quel che ti ha fatto Labano. Io sono il Dio che ti è apparso a Betel, dove tu hai versato dell'olio su una pietra, per dedicarla a me e dove tu hai fatto un voto. Ora partì di qui e ritorna nella tua terra'.
Rachele e Lia gli risposero:
- Noi ormai non facciamo più parte della casa di nostro padre e non aspettiamo più da lui un'eredità. Egli infatti ci ha considerate persone estranee. Ci ha vendute e ha addirittura sperperato tutto il nostro denaro. Tutta la ricchezza che Dio ha tolto a nostro padre appartiene a noi e ai nostri figli! Fa' dunque quel che Dio ti ha detto.
Allora Giacobbe preparò il ritorno da suo padre Isacco, nella terra di Canaan. Radunò tutti i beni che aveva accumulato e il bestiame di sua proprietà che aveva acquistato in Mesopotamia e caricò i suoi figli e le sue mogli su alcuni cammelli.
Labano intanto se ne era andato a tosare le sue pecore e Rachele rubò gli idoli di suo padre.
Così Giacobbe ingannò l'arameo Labano: non gli disse che stava per andarsene. Fuggì con tutto quel che possedeva. Se ne andò, passò il fiume e si avviò verso la montagna di Galaad.

Labano insegue Giacobbe

Solo tre giorni dopo Labano venne a sapere che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulla montagna di Galaad. Di notte, in sogno, Dio apparve all'arameo Labano e gli disse: 'Non litigare con Giacobbe, per nessun motivo'.
Labano raggiunse Giacobbe che aveva posto il suo accampamento sulla montagna. Anche Labano, con i suoi parenti, piantò le sue tende sulla montagna di Galaad. Poi Labano disse a Giacobbe:
- Che cosa mi hai combinato? Tu mi hai ingannato! Te ne sei andato e hai portato via le mie figlie come se fossero prigioniere di guerra. Perché sei fuggito di nascosto? Sei partito con inganno, senza farmelo sapere. Io ti avrei lasciato andare tra feste e canti, al suono di tamburi e di cetre. Invece tu non mi hai permesso nemmeno di baciare i miei nipoti e le mie figlie. Hai veramente agito da sciocco! Ora io potrei rovinarti, ma la notte scorsa il Dio di tuo padre mi ha detto: 'Non litigare con Giacobbe, per nessun motivo!'. Ora, dunque, diciamo pure che tu sei partito perché soffrivi di nostalgia per la tua casa paterna; ma perché hai rubato i miei idoli?
Giaccone rispose a Labano:
- Sono fuggito perché avevo paura. Pensavo che tu potevi riprenderti con la forza le tue figlie. Ma se tu trovi che qualcuno ha preso i tuoi idoli, sarà messo a morte. Dinanzi ai tuoi parenti cerca pure quel che è tuo tra la mia roba.
Giacobbe non sapeva che era stata Rachele a rubarli.
Labano entrò nella tenda di Giacobbe, in quella di Lia e in quella delle due serve. Non trovò nulla. Allora usci dalla tenda di Lia ed entrò in quella di Rachele. Rachele però aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello e vi si era seduta sopra. Così Labano frugò tutta la tenda, ma non li trovò. Rachele disse a suo padre: 'Signor mio, non offenderti se non posso alzarmi alla tua presenza, ma mi trovo in uno di quei giorni che hanno tutte le donne'.
Labano cercò, ma non trovò gli idoli.
Allora Giacobbe si arrabbiò e litigò con Labano. Protestò con lui e gli disse:
- Quale delitto o quale errore ho commesso perché tu mi perseguiti con tanto accanimento? Tu hai frugato tra la mia roba. Hai trovato qualcosa di tuo? Portalo qui dinanzi ai miei e ai tuoi parenti e giudichino loro chi di noi due ha ragione. Io sono stato con te vent'anni! Le tue pecore e le tue capre non hanno mai abortito e io non ho mai preso montoni dal tuo gregge per mangiarli. Non ti ho mai riportato qualche bestia sbranata: ne risarcivo io stesso il danno. Tu invece mi chiedevi conto di quel che era stato rubato non soltanto di giorno, ma anche di notte. 'Di giorno soffocavo per il caldo. Di notte gelavo di freddo e non riuscivo a dormire. Sono ormai vent'anni che faccio da servitore in casa tua: quattordici per avere le tue due figlie e sei per le tue pecore; e tu hai cambiato ben dieci volte la mia paga. Se non mi avesse protetto il Dio di mio padre, Dio di Abramo e Terrore di Isacco, ora sicuramente tu mi avresti rimandato a mani vuote. Ma Dio ha visto la mia tribolazione e la mia fatica e la notte scorsa ha fatto conoscere il suo giudizio.

Labano e Giacobbe fanno un patto

Allora Labano rispose a Giacobbe:
- Queste figlie e questi nipoti sono miei, e mio è anche questo bestiame. Tutto quel che vedi è mio! Ma ora io non posso scagliarmi contro le mie figlie e contro i figli che esse hanno dato alla luce! Perciò vieni e concludiamo un patto insieme, tu e io. Vi sarà un testimone fra me e te.
Allora Giacobbe prese una pietra e la drizzò per farne una stele. Poi disse ai suoi parenti: 'Raccogliete pietre'.
Essi raccolsero pietre e ne fecero un mucchio. E su di esso mangiarono.
Labano chiamò quel mucchio Iegar-Saaduta. Giacobbe invece lo chiamò Gal-Ed (Mucchio della Testimonianza) perché Labano aveva detto: 'Questo mucchio è oggi un testimone fra me e te'. Lo chiamò anche Mizpa (Vigilanza) perché Labano aveva detto: 'Il Signore non perda di vista me e te quando saremo lontani l'uno dall'altro. Bada bene: se tu maltratti le mie figlie o ti prendi altre mogli, non un uomo, ma Dio stesso sarà testimone fra me e te'.
Inoltre Labano aveva detto a Giacobbe: 'Ecco questo mucchio di pietre e questa stele che ho drizzato fra me e te: l'uno e l'altra saranno testimoni che né io passerò questo mucchio per andare da te, né tu lo passerai per venire da me, oltre questa stele, con intenzioni cattive. Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor, - era il Dio del loro padre, - siano garanti di questi diritti fra me e te'.
Giacobbe prestò giuramento sul Terrore di Isacco, suo padre. Poi Giacobbe offrì un sacrificio su quella montagna e invitò i suoi parenti a prendere cibo. Essi mangiarono e trascorsero quella notte sulla montagna.

(Testo CEI2008)

31
Giacobbe fugge via da Làbano

Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: «Giacobbe si è preso tutto quello che aveva nostro padre e con quanto era di nostro padre si è fatto questa grande fortuna». Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che verso di lui non era più come prima. Il Signore disse a Giacobbe: «Torna alla terra dei tuoi padri, nella tua famiglia e io sarò con te». Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge, e disse loro: «Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; ma il Dio di mio padre è stato con me. Sapete voi stesse che ho servito vostro padre con tutte le mie forze, mentre vostro padre si è beffato di me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. Se egli diceva: «Le bestie punteggiate saranno il tuo salario», tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se diceva: «Le bestie striate saranno il tuo salario», allora tutto il gregge figliava bestie striate. Così Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me. Una volta, nel tempo in cui il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati. L'angelo di Dio mi disse in sogno: «Giacobbe!». Risposi: «Eccomi». Riprese: «Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto come ti tratta Làbano. Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora àlzati, parti da questa terra e torna nella terra della tua famiglia!»». Rachele e Lia gli risposero: «Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre? Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro denaro? Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fa' pure quello che Dio ti ha detto».
Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistato, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nella terra di Canaan. Làbano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre. Giacobbe eluse l'attenzione di Làbano, l'Arameo, non lasciando trapelare che stava per fuggire; così poté andarsene con tutti i suoi averi. Si mosse dunque, passò il Fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad.

Làbano raggiunge Giacobbe

Il terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. Ma Dio venne da Làbano, l'Arameo, in un sogno notturno e gli disse: «Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!». Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe. Ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che cosa hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra! Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di tamburelli e di cetre! E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo, hai agito in modo insensato. Sarebbe in mio potere farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: «Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!». Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché hai rubato i miei dèi?». Giacobbe rispose a Làbano e disse: «Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti verifica quanto vi può essere di tuo presso di me e riprendilo». Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele. Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. Ella parlò al padre: «Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne». Làbano cercò, ma non trovò gli idoli.
Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: «Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti accanisca contro di me? Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che cosa hai trovato di tutte le cose di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti, e siano essi giudici tra noi due. Vent'anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e non ho mai mangiato i montoni del tuo gregge. Nessuna bestia sbranata ti ho portato a mio discarico: io stesso ne compensavo il danno e tu reclamavi da me il risarcimento sia di quanto veniva rubato di giorno sia di quanto veniva rubato di notte. Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo, e il sonno fuggiva dai miei occhi. Vent'anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. Se il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco non fosse stato con me, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro».
Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: «Queste figlie sono le mie figlie e questi figli sono i miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che cosa potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che hanno messo al mondo? Ebbene, vieni, concludiamo un'alleanza, io e te, e ci sia un testimone tra me e te». Giacobbe prese una pietra e la eresse come stele. Poi disse ai suoi parenti: «Raccogliete pietre», e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio; e su quel mucchio mangiarono. Làbano lo chiamò Iegar-Saadutà, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed. Làbano disse: «Questo mucchio è oggi un testimone tra me e te»; per questo lo chiamò Gal-Ed e anche Mispa, perché disse: «Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro. Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, sappi che non un uomo è con noi, ma Dio è testimone tra me e te». Soggiunse Làbano a Giacobbe: «Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretto tra me e te. Questo mucchio è testimone e questa stele è testimone che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte, per fare il male. Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi». Giacobbe giurò per il Terrore di Isacco suo padre. Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle montagne.

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